Un laboratorio di vestimenta tradizionale e storica, taglio e realizzazione, per William Cara Zanda è ufficialmente iniziata la sua nuova avventura. Una vetrina che parla in sardo, in pieno centro storico, a 200 metri dalla cattedrale gotica e dalla cinquecentesca Porta di Santa Maria, circondata dagli storici palazzi della Facoltà di Teologia e dell’Archivio Diocesano, dal palazzo Arcivescovile, dal Palazzo di Giustizia, dall’antico Ospedale di San Julián y San Quirce e dall’elegante Palazzo del AC Hotel Burgos: ecco dove si trova il laboratorio dove vengono restaurati tessuti e capi antichi e si possono trovare stoffe in seta, fazzoletti, scialli, calze e altri accessori.
Una sfida anche contro il tempo che corre, velocemente, che impone un salto dopo l’altro per seguire mode e nuove tendenze, usi e costumi che si mescolano tra grandi firme e idee a volte stravaganti, composte da orli e merletti magnetici, quasi spaziali, che coprono solo l’indispensabile e scoprono tutto ciò che è possibile vedere. Su corpi asciutti, quasi senza forme, sfilano nelle passerelle più importanti come meteore, il tempo di una stagione e il costoso abito firmato è già fuori moda. Ma ciò che offre Zanda, assieme ad Alfonso Diez Ausin no, è eterno, immortale, parla della tradizione, di secoli di storia che passano attraverso stoffe e fili cuciti, intrecciati sapientemente dopo aver studiato, tanto, al fine di tramandare quello che, in tutto il mondo, si afferma come gioiello prezioso. Sono i vestiti tradizionali, in Sardegna l’incanto è servito, come in terra spagnola, nostri “cugini”, con i quali tanto si condivide.
Il 3 gennaio, l’inaugurazione del laboratorio, un luogo dove Zanda ha portato le sue radici, i costumi sardi, “tesori” che hanno varcato il Mediterraneo: “La mia nuova avventura di vita e di lavoro in terra di Spagna” aveva espresso Zanda poco prima di partire. “Il segno tangibile del mio attaccamento al mio paese, Pirri, e del mio legame di sangue con la mia terra natia, la Sardegna. Un importante bagaglio culturale, quello della Sardegna, che gli estimatori della cultura tradizionale spagnola guardano con stupore e meraviglia per la sua unicità e arcaicità”.
Un successo senza tempo, ripreso dai quotidiani locali che hanno parlato di questo scrigno di arte e sapere racchiuso dentro quattro mura, dove in vetrina non mancano gli abiti tradizionali sardi, eleganti e incantevoli, belli da vedere e indossare. “Alcuni anni fa mai avrei pensato che la mia vita potesse prendere una svolta tanto importante da mettermi nelle condizioni di dover prendere decisioni così radicali. In pochissimi anni gli eventi si sono susseguiti in maniera rapida e vertiginosa creando le condizioni favorevoli più insperate al nostro progetto di vita, casualità si dice. Ed ecco che a 57 anni mi ritrovo non “emigrante in terra straniera” ma figlio del mondo, figlio della libertà di poter scegliere della mia vita, del mio lavoro, del mio amore” aveva comunicato Zanda poco prima di partire. “Anni fa, pensare di dover lasciare questa amata isola di Sardegna, che per 57 anni mi ha nutrito con amore, mi lacerava l’anima, oggi sono orgoglioso di poter parlare della mia piccola grande patria in terra di Spagna. La Spagna, che nei secoli passati e per diversi secoli ha deciso delle sorti della Sardegna, oggi mi accoglie come un suo figlio, mi cura, mi ascolta, mi riscalda, mi consola.
Devo ringraziare la mia terra e la mia gente che mi hanno permesso di essere quello che sono: un figlio orgoglioso della sua Sardegna, delle sue tradizioni e della sua lingua e che tenta di fare della sua passione il suo lavoro. E lei, la Sardegna, come una madre che benedice il figlio e che spezza il piatto nel rito sardo delle nozze, a segnare il distacco con la famiglia per crearne una nuova, spera ardentemente di essere riuscita a trasmettere e a infondere una buona dose di tradizione e di sapere degli avi. “Bai cun Deus fillu miu e bona sorti tengas!” credo che sia l’augurio più bello che si possa fare a un figlio…”Vai con Dio figlio mio e buona fortuna!”
Sono andato via con le lacrime agli occhi, con la paura nel cuore come se non dovessi tornare più, come se dovessi abbandonare per sempre la mia terra, la mia famiglia, i miei amici, i miei sentimenti, una sensazione stranissima, angosciante, opprimente, eppure sono anni che faccio la vita da viandante, dividendomi tra Sardegna e Spagna, ma ci sono dei segnali che la mente e il cuore elaborano in maniera diversa.
Sono andato via con il cuore stretto e la macchina carica, anche se ormai tutto mi sembrava così superfluo, tutto tranne la mia collezione di abiti tradizionali di Pirri, la mia grande passione, il segno tangibile dell’attaccamento alla mia terra, il sacrificio di anni di ricerca.
Come una pelle faranno parte di me, affinché possa mostrare la bellezza della nostra Isola e delle nostre tradizioni al mondo intero.
Grazie di cuore ai tanti amici sardi e alla mia famiglia che mi hanno sempre incoraggiato nei miei progetti, grazie agli amici spagnoli e alla mia famiglia burgalese per avermi accolto con calore e sostenuto in ogni momento e in ogni occasione e ad Alfonso Diez Ausin che ha sempre creduto in me e nelle mie capacità dandomi supporto fisico e morale”.