Ha rubato una Fiat Idea dalla comunità terapeutica Casa Emmaus di Iglesias e, insieme a un 28enne di Selargius, è fuggito verso Cagliari. Arrivato in viale La Playa, il tremendo impatto frontale con una Fiat 500. Così è morto Massimiliano Frongia, 40enne di Cortoghiana. Feriti ma non in pericolo di vita i due occupanti dell’altra macchina, grave al Brotzu il complice ventottenne. “Mio figlio stava ancora nella comunità, non era un ex”. Esordisce così Antonio Frongia, 66 anni, padre della vittima. Parole, quelle del padre, in contrasto con le informazioni sinora diramate dalle fonti ufficiali. “Quando è scappato non ci ha avvisato nessuno, ho chiamato alle otto e trenta e mi è stato detto che non sapevano nulla. Il giorno di Ferragosto erano tutti in spiaggia a Porto Pino”, afferma il sessantaseienne. “Aveva problemi di droga, Massimiliano, dopo tante peripezie eravamo riusciti nuovamente a farlo entrare in comunità e sembrava che stesse andando tutto bene, aveva già fatto un paio di verifiche, era lì dal mese di dicembre. Non incolpiamo nessuno”, puntualizza Frongia. Il figlio, però, ha guidato un’auto che è andata a sbattere violentemente contro un’altra macchina, una Fiat 500, con a bordo un 24enne di Capoterra e una ventenne di Cagliari: “Stiamo pregando per loro, non c’entrano niente. Pare siano fuori pericolo, questa è una buona notizia. Mio figlio era un bravo saldatore, nel 2019 aveva cambiato quattro posti di lavoro. Un ragazzo dal cuore d’oro ma debole di carattere, si faceva trascinare e finiva nei guai”.
Anche una delle due sorelle della vittima, Valeria, 33 anni, dedica un pensiero ai feriti: “Vogliamo che almeno loro possano stare bene, anche l’altro ragazzo in auto con mio fratello. Lui era talmente buono che non può avere architettato tutto questo. E non era un ex della struttura, si trovava ancora lì dentro, dobbiamo ancora andare a prendere tutta la sua roba. Non vogliamo toglierli nessuna colpa, ha pagato per ciò che ha fatto”. E la 33enne esprime un dubbio su un particolare legato alla rapina: “Perchè avrebbe dovuto incappucciarsi? Massimiliano era pieno di tatuaggi e aveva una maglietta e un paio di calzoncini, era riconoscibilissimo”. La redazione di Casteddu Online ha provato, più di una volta, a contattare i vertici di Casa Emmaus per avere anche la loro versione: su internet c’è un sito con i nomi e cognomi e i contatti telefonici anche del presidente e della direttrice. In entrambi i casi, tra telefoni irraggiungibili e che squillano a vuoto, non abbiamo ottenuto risposta. Siamo pronti, in qualunque momento, ad ospitare anche le loro dichiarazioni.










