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Invasione di miele ungherese e cinese in Sardegna, l’sos degli apicoltori: “Comprate quello sardo”

di Redazione Cagliari Online
11 Luglio 2020
in Cronaca

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Invasione di miele ungherese e cinese in Sardegna, l’sos degli apicoltori: “Comprate quello sardo”

Crollo dell’80% della produzione e invasione di miele straniero (due barattoli su 3 sono importati) rischiano di far chiudere gli alveari sardi. È l’allarme lanciato da Coldiretti Sardegna che denuncia come questo settore, fondamentale dal punto di vista ambientale, rischi il collasso visto che è anche quasi l’unico in cui con la produzione crolla anche la remunerazione agli apicoltori e lancia l’hashtag #compramielesardo. Il 2020 ad oggi è una delle annate più negative per gli apicoltori. In primavera le produzioni di miele sono state quasi nulle. Nel sud Sardegna si sono fermate al 20% (- 80%), circa 4 kg ad alveare rispetto ai 20 kg di media.  A salvarsi, per modo di dire, sono state solo alcune aree del centro Nord Sardegna e Logudoro (che rappresentano circa il 15% del settore sardo) dove le perdite si sono fermate al 50%. Quest’anno sarà molto difficile trovare miele di arancio sardo visto che gli agrumi in forte stress per il clima anomalo hanno fiorito con un mese di anticipo, senza una secrezione nettarifera sufficiente alla raccolta. Le fioriture prodotte sono prevalentemente di macchia mediterranea ed asfodelo, assente quella di cardo. E non va meglio d’estate. La produzione dell’eucalipto, ancora di salvezza degli apicoltori, quest’anno si è sviluppata in modo molto più lento a causa del forte maestrale che ha colpito la Sardegna nel momento di maggior produzione nettarifera delle piante e ha compromesso la capacità operativa delle api e produttiva della pianta. Inoltre la presenza della psilla, parassita delle piante, sta annullando la secrezione nettarifera della pianta fermando la produzione a circa 8 kg ad alveare.

Il 2020 insomma si attesta tra una delle peggiori annate per gli apicoltori, rischiando di eguagliare quella horribilis del 2012. Le cause del crollo delle produzioni sono dovute ai cambiamenti climatici. Un inverno caldo e siccitoso, le gelate  primaverili e il maestrale estivo ne sono la causa. In queste condizioni le api hanno scarse  possibilità di raccogliere il nettare e il poco miele prodotto lo utilizzano come alimento. Un problema non solo economico ma anche ambientale visto che le api rappresentano un indicatore rilevante del suo stato salute.  La loro opera è fondamentale  per la  primaria funzione di salvaguardia  della biodiversità  e nel lavoro degli agricoltori con l’impollinazione delle colture ortofrutticole e sementiere.  Si calcola che una singola ape  visita in genere circa 7000 fiori al giorno e ci vogliono quattro milioni di visite floreali per produrre un chilogrammo di miele.  Secondo la FAO, 3 colture alimentari su 4 dipendono in una certa misura per resa e qualità dall’impollinazione dalle api, tra queste ci sono le mele, le pere, le fragole, le ciliegie, le angurie ed i meloni.

Oltre che produttivo il problema è anche di mercato. Le vendite di miele sono ferme a causa di una stagione turistica estiva mai partita dovuta all’emergenza sanitaria del Covid. Dopo la crescita delle vendite durante il lockdown la vendita del miele adesso si è bloccata per l’assenza di turisti e la minor capacità di spesa dei sardi. Ma a condizionare il mercato è soprattutto la presenza delle miscele di miele straniero a prezzi economici, con due barattoli su tre di origine straniera. Secondo elaborazioni Coldiretti (su dati Istat) il 40% arriva dall’Ungheria e oltre il 10% dalla Cina. Per questi motivi i 1767 apicoltori rischiano di dover dismettere  i 66773 alveari presenti in Sardegna. A rischio sono ovviamente gli 828 apicoltori professionali (939 sono in autoconsumo, i cosiddetti hobbisti). A tutto questo si aggiunge anche la solita burocrazia, macigno sempre più pesante per le imprese agricole. “Circa il 70% degli apicoltori aspetta ancora gli indennizzi per la siccità del 2017 – ricorda il presidente di Coldiretti Sardegna Battista Cualbu -, una lentezza ingiustificabile e improponibile per imprese che aspettano da tre anni nell’incertezza assoluta. Cosi come  si riscontrano altri ritardi sulla legge 19 del 2015 che concede dei contributi agli apicoltori. A distanza di 5 mesi dalla presentazione delle domande, ancora non si conoscono neppure le graduatorie, facendo vivere nell’incertezza e impedendo agli apicoltori di poter pianificare i propri investimenti aziendali”.

“L’apicoltura è uno dei settori più trascurati nonostante l’importanza che assuma dal punto di vista ambientale – afferma il direttore di Coldiretti Sardegna Luca Saba –.  Sono i primi a subire le conseguenze dei cambiamenti climatici e dell’inquinamento a testimonianza della centralità che assumono le api per l’ambiente. Inoltre subiscono pesantemente il peso di una concorrenza sleale dalle importazioni di miscele di miele stranieri di bassa qualità. Per questo è importante la nostra scelta. Compriamo sardo, diamo un contributo all’ambiente e alla nostra economia, scegliamo il miele dei nostri apicoltori, un prodotto garantito del quale conosciamo l’origine”. L’indicazione “Italia” indica che il miele è raccolto interamente sul territorio nazionale. Nel caso in cui il miele provenga da più Paesi dell’Unione Europea, l’etichetta  deve riportare l’indicazione “miscela di mieli originari della CE. Se invece proviene da Paesi extracomunitari deve contenere la scritta “miscela di mieli non originari della CE”, mentre, se si tratta di un mix, va scritto “miscela di mieli originari e non originari della CE”.

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