“Morto per Covid”. A cinquantotto anni, Giambattista Sposito, famoso ristoratore cagliaritano (era il gestore dell’Osteria Moderna di via Angioy, nella vita aveva lavorato anche in altri locali ed era residente a Quartu Sant’Elena, città nella quale si era candidato come consigliere comunale tra le fila di Forza Italia) si è spento dopo aver lottato, per quasi una settimana, in uno dei letti della terapia intensiva del Binaghi. I medici avevano optato, alla fine, “per il coma farmacologico. Era stato ricoverato martedì scorso, a casa erano arrivate due ambulanze. Aveva una grave insufficienza respiratoria e la febbre a 39,5. Ma papà non aveva nessun’altra patologia, l’ha ucciso il Covid”, spiega, distrutta dal dolore, l’unica figlia del cinquantottenne, Federica. “Qualche dipendente del ristorante era risultato positivo, il locale era chiuso da circa tre settimane, appena c’era stata la certezza delle positività”.
E lui, Giambattista Sposito, otto giorni fa aveva acquistato in farmacia un test rapido: “Positivo”, poi la seconda conferma una volta giunto al Binaghi: “Aveva i polmoni distrutti”, prosegue la figlia, che ha naturalmente parlato con i medici. “Non era vaccinato, papà stava bene. Non doveva succedere così, non si meritava di morire in questo modo. Gli volevano tutti bene”. Tra i tanti messaggi di cordoglio già presenti su Facebook c’è anche quello del capogruppo regionale della Lega, Dario Giagoni: “Sei andato via e hai lasciato un enorme vuoto. Non ci sono parole, amico mio: solo lacrime”.










