Sono arrivati da Pula, da Capoterra e anche da Terralba, le partite Iva disperate e stremate, per partecipare alla manifestazione di piazza dei Centomila a Cagliari. La pioggia non li ha fermati, la disperazione è veramente tanta. Senza lavoro da mesi, ma anche da un anno. Ristori? Pochi o inesistenti. E, ricordando che il Covid è una pandemia globale, chiedono di poter tornare a lavorare in sicurezza. Quella sicurezza, cioè le giuste misure e regole, deve dirle il Governo. “Una volta per tutte”, tuonano le partite Iva. Marcella Antinoro, vicepresidente nazionale dell’associazione Fieristi Italiani, stringe un cartello con una scritta sin troppo chiara: “Le chiusure non hanno ridotto i morti”. E racconta: “Ho avuto solo i seicento euro e poi una tantum, basta. Non lavoro da mesi, ho anche chiamato in Regione. Io non ho figli ma mi metto nei panni di chi ce li ha”, afferma, prima di scagliarsi contro il “comitato tecnico scientifico, non hanno giornate di lavoro come le nostre. Chiedo di ripartire”.
Sono arrivati da Terralba, invece, Alessandro Biancu, barista 28enne, “sono un barista e non un assassino, con l’asporto non si lavora. Sono fermo da sette mesi, niente cassa integrazione. Ho dovuto vendere la mia auto e mi faccio aiutare dai miei genitori” e Antonio Pellecchia, 36 anni, pizzaiolo e istruttore di arti marziali: “Lasciate fare i ridotti ristori a chi è del mestiere. Sono qui in Sardegna da pochi mesi, arrivo dal Lazio. Mi stanno aiutando i miei suoceri, non è bello. Chiedo solo di lavorare” e, ovviamente, “riaperture”. Antonio Abis, di Capoterra, fa il buttafuori e il pr: “Per fortuna ho un altro lavoro, sono autista. Ma è chiaro che sto guadagnando di meno. Ho organizzato eventi musicali con artisti a pranzo e a cena nei locali, ma ci hanno bloccato anche quelli”. Insomma, la parola d’ordine, gridata sotto la pioggia in piazza dei Centomila, è una: “Riapriamo”.









