Un gesto di civiltà si trasforma in un’odissea burocratica. La denuncia arriva da Carla S., medico residente nel Medio Campidano, che questa mattina, mentre si recava al lavoro a Cagliari, percorrendo la SS 131 poco prima del bivio per Assemini, ha notato un cagnolino impaurito vicino agli spartitraffico centrali, creando rallentamenti alla circolazione. “Istintivamente, visto il traffico rallentato e con il supporto del camion dietro di me, ho accostato, messo le quattro frecce e il cagnolino è salito in macchina senza difficoltà”. Superato il rallentamento, Carla ha contattato il 112, che l’ha indirizzata alla polizia locale di Assemini dove gli agenti le hanno suggerito di attendere il loro intervento o di rivolgersi alla polizia locale di Sestu, più facilmente raggiungibile. Tuttavia, una volta giunta a Sestu, gli agenti, seppur gentili, hanno verificato l’assenza di microchip e dichiarato che il caso non rientrava nella loro competenza territoriale. Nel frattempo, la donna ha portato il cane dalla propria veterinaria, che ha confermato il suo buono stato di salute e l’assenza di microchip. Ha poi contattato le cliniche veterinarie locali e il centro Chinarello, per poi scoprire che la polizia locale di Assemini non aveva attivato alcuna procedura per il recupero dell’animale. Un ulteriore tentativo di contatto con la polizia di Assemini ha avuto esito negativo: “Uno scortese agente mi ha detto che quel tratto di strada non era di loro competenza e che ora sostanzialmente erano affari miei”, racconta. Dopo ore di tentativi e un’intera giornata di lavoro persa, Carla è riuscita a trovare uno stallo temporaneo per il cane, non potendolo ospitare personalmente. “Trovo assurdo che i cittadini debbano farsi carico dell’inefficienza delle istituzioni. Gli animali abbandonati sono di pertinenza del Comune, ma ogni volta è un continuo scaricabarile”. La vicenda solleva interrogativi sulla gestione degli animali vaganti e sull’assenza di un protocollo chiaro per chi decide di intervenire in casi simili. “Soccorrere un essere vivente in difficoltà è un dovere civico, ma senza supporto istituzionale si rischia di pagare un prezzo troppo alto. La prossima volta mi limiterò a segnalare e a tirare dritto, con il cuore straziato” – “Fortunatamente lavoro in un servizio ambulatoriale e ho potuto assentarmi dal lavoro perché c’erano le altre colleghe a coprire il servizio, limitando il disagio per i pazienti. Se la stessa cosa fosse successa tra due settimane, quando una delle colleghe sarà in maternità, il disservizio per i pazienti sarebbe stato notevole. Tutto per adempiere a quello che ribadisco essere un dovere civico, ma con un supporto inadeguato da parte delle istituzioni preposte”, conclude.