Sono 118mila le famiglie povere in Sardegna: l’Isola balza al settimo posto fra le regioni più povere d’Italia.
Si è svolta oggi 12 Novembre 2024, presso la sala anfiteatro della Regione Autonoma della Sardegna il report dal titolo “affamati di futuro” dedicato alla povertà e all’esclusione sociale in Sardegna nel 2024. Rimane critica la situazione povertà in Sardegna, nonostante il buon andamento del mercato del lavoro, persiste la forte pressione inflazionistica. Positivi i segnali in tema di occupazione con una crescita risultata maggiore rispetto al 2022, meno intensa invece la crescita delle retribuzioni contrattuali rispetto alla media nazionale. Particolarmente preoccupante lo scenario demografico in costante calo. Tra le cause più frequenti di disagio vissute da chi chiede aiuto alla Caritas rientrano disoccupazione e lavoro precario, si aggiunge la povertà educativa, altro elemento base della vulnerabilità sociale. Gli operatori della Caritas osservano come nel 2023 i problemi di natura economica e di lavoro abbiano coperto più della metà delle necessità, quota simile a quella registrata lo scorso anno (55,2%). Aumentano di 3,5 punti rispetto al 2022 anche le richieste di beni materiali (83,9%). Nel corso del 2023 sono state 58.818 le richieste di aiuto, gli operatori dei centri di ascolto hanno effettuato 82.499 interventi. Le persone straniere cui è stato possibile risalire al Paese d’origine sono 3.429, il 67,7% si è rivolta presso i centri di ascolto della diocesi di Cagliari. La collettività ucraina comprende il 10,1 % rispetto al 2023 in cui si trovava al vertice della graduatoria, fin dallo scoppio del conflitto con la Russia, la rete delle Caritas diocesane, in collaborazione con altre associazioni si è attivata per offrire diverse forme di supporto.
Tra i tanti ospiti presenti, l’onorevole Alessandra Todde presidente della Regione Sardegna, dopo aver effettuato i saluti di rito ha voluto esprimere massima collaborazione da parte delle istituzioni nei riguardi dell’emergenza sopracitata, soffermandosi in particolare su una riflessione importante: l’individuazione di mezzi necessari quali l’istruzione affinché possano essere contrastati più facilmente disagi di tipo sociale ed economico. Prosegue Mons. Giuseppe Baturi (Arcivescovo di Cagliari e segretario della CEI) dicendo: “Chi ama può conoscere “riferendosi alla necessità di dialogo e collaborazione attorno al tema di tutti i soggetti sociali ed economici, istituzioni pubbliche e private, insieme alla chiesa, portatrice di sapienza, amore e conoscenza che nasce dall’incontro con le persone, conclude così: “Noi conosciamo nomi, storie di cui vogliamo farci carico”. Presente anche Mons. Antonello Mura (Vescovo di Nuoro e Lanusei e presidente della CES) che usa queste parole per spiegare in chiave umanitaria il fenomeno povertà: “ Ci troviamo davanti ad una serie di dati che verranno poi elencati, che però nascondono la verità più grande, che è quella che il volto della chiesa vuole rappresentare davvero, e cioè l’attenzione per le persone” , “ Noi non ci occupiamo di povertà, ci occupiamo di poveri” , “ Volontari e operatori ben rappresentano il volto della chiesa che ha uno sguardo attento su di loro, impegno concreto” . Chiedendo la collaborazione da parte delle istituzioni attraverso scelte politiche giuste e leggi adatte conclude: “I poveri non hanno bisogno di divisioni, ma di sguardi comuni”. Raffaele Callia, responsabile del servizio studi e ricerche della Caritas regionale approfondendo i dati raccolti dall’Istat riguardanti la Sardegna, fa sapere che i redditi e i consumi delle famiglie sarde hanno continuato a crescere anche nel 2023, sebbene a ritmo più contenuto rispetto al 2022 e soprattutto al 2021. Attualmente la Sardegna si colloca al 7° posto in senso decrescente fra le regioni italiane con la più alta incidenza di povertà relativa: 15,9% (l’incidenza di povertà relativa individuale è del 19,4%; 14,5% a livello nazionale). Attraverso le fonti Istat è possibile affermare che nel 2023 si trovavano in condizioni di povertà relativa circa 118.000 famiglie sarde (erano oltre 109.000 nel 2022). I più costanti nel chiedere aiuto sono persone non sposate e coniugate, circa una persona su quattro è un cinquantenne, vive soprattutto con familiari e parenti e ad essere leggermente preponderante è la componente maschile.