Ogni anno, migliaia di cittadini italiani sono costretti a rinunciare alle cure per via delle ingenti spese sanitarie. È il caso della signora M.N., residente nel comune di Quartu Sant’Elena. La signora è affetta da una grave ipertensione polmonare avanzata a seguito di un precedente trattamento di radioterapia effettuato diversi anni fa.
Nonostante la richiesta della pensione di accompagnamento sia stata fatta oltre un anno fa, la donna non ha ancora ottenuto una risposta dall’ente di competenza in quanto la sua richiesta risulta sempre in fase di lavorazione. M.N dichiara: “Percepisco una pensione di 700 euro mensili, da questa cifra devo sempre pagare le visite mediche private che svolgo prevalentemente a Sassari e a Bologna e hanno un costo medio di 300 euro l’una. Usufruisco della legge 162, ma non copre tutte le spese che devo sostenere, tra cui il rimborso della benzina alla ragazza che si occupa dei miei spostamenti perchè la benzina è esclusa dal rimborso e devo sempre pagarla io separatamente”.
Ciò di cui la donna ha bisogno è un trapianto polmonare, che può essere eseguito a Parigi o a Vienna, ma per lei è un problema spostarsi anche solo per le visite di controllo a Bologna, sia perché non le vengono rimborsate nonostante i documenti presentati, sia perchè essendo costretta a vivere sotto ossigeno per poter prendere un aereo è necessario avere un tipo di supporto particolare.
Dichiara ancora “Nel 2024 ho trascorso in totale circa 7 mesi ricoverata tra i reparti dell’ospedale Brotzu. Il professore che mi ha in cura a Sassari sostiene che abbia bisogno di un trapianto di polmoni che fanno solo a Parigi o a Vienna, ma io al momento mi sposto con l’ossigeno, per poter prendere l’aereo devo avere uno stroller adatto all’alta quota e costa intorno ai 3500 euro. Ho provato a rivolgermi alla Regione Sardegna per avere un sostegno economico, ma mi hanno risposto che visto che faccio parte delle malattie rare se non mi sta bene stare qui in Sardegna devo trasferirmi in un posto in cui trattano le malattie rare. Oltretutto in Sardegna non mi è stato riconosciuto il bisogno di vivere sotto ossigeno, se non me l’avessero prescritto a Bologna potrei essere già morta a causa della mia bassa saturazione.”
Ciò che la signora chiede è di non essere abbandonata, ma di essere sostenuta per poter proseguire le sue cure senza dover fare una scelta tra vivere precariamente o mangiare.