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C’è solo l’ultimo tassello da rimettere a posto, poi il quadro sarà drammaticamente completo. C’è attesa per il nuovo interrogatorio in carcere a Uta di Igor Sollai, fissato per mercoledì prossimo alle 16: dopo l’interrogatorio fiume di quattro ore durante il quale il camionista 43enne ha confessato di aver ucciso la moglie, Sollai, difeso dagli avvocati Carlo Demurtas e Laura Pirarba, sarà nuovamente interrogato dal sostituto procuratore Marco Cocco per capire quale sia stato il movente del delitto.
Nella confessione Sollai ha ricostruito nei dettagli l’omicidio e l’occultamento di cadavere senza però parlare del movente, che sarà appunto oggetto del prossimo interrogatorio. L’ipotesi degli inquirenti è che si tratti di un movente economico: i due avevano sottoscritto reciprocamente un’assicurazione sulla vita e Sollai avrebbe così incassato 100mila euro oltre alla casa di famiglia per ricostruirsi una vita con l’amante che frequentava da un anno.
Gli elementi a carico di Sollai sono stati da subito schiaccianti. Il telefono usato dopo averla uccisa per mandare messaggi a parenti e amici, la chat trappola con le colleghe, e poi i giri in macchina sul luogo del delitto, la carta di credito usata per comprare le piante con cui coprire il cadavere. E ancora, il borsone nero comprato dai cinesi e il tentativo di vendere il divano dove la sera del 10 maggio ha ucciso Francesca: eppure Sollai per sei mesi ha negato di aver ucciso sua moglie, arrivando a scrivere una lettera per il fratello di lei in cui si dichiarava innocente e gli chiedeva di incontrarsi.
La scomparsa di Francesca, 42 anni, risale al 10 maggio scorso, quando la donna sparì misteriosamente da San Sperate. I suoi resti furono ritrovati il 18 luglio successivo, in un borsone da calcio nero abbandonato nelle campagne tra Sinnai e San Vito, vicino alla vecchia statale 125. Lo scorso 18 novembre, la Cassazione aveva respinto la richiesta di concedere gli arresti domiciliari a Sollai, confermando la decisione del tribunale del riesame.