“Joshua e il serpente” di Gian Paolo Scano: una sfida a mente e cuore per chi cerca il suo posto nel mondo


Condividi su

Una storia che sfida mente e cuore e invita a interrogarsi sul proprio posto nel mondo: è “Joshua e il serpente” di Gian Paolo Scano, trama coinvolgente e personaggi ben sviluppati, per guidare il lettore in un’esplorazione di tematiche esistenziali che trascendono la semplice trama narrativa attraverso la figura di Joshua, il simbolismo del serpente e i suoi tre misteriosi manoscritti. Il romanzo delinea una serie di eventi straordinari che mettono alla prova convinzioni e coraggio del protagonista, portandolo a una profonda riflessione sulla condizione umana, sul significato dell’identità e sul conflitto intrinseco tra il mondo interiore e le aspettative esterne. Un’opera avvincente che intreccia elementi di avventura e riflessione interiore, che solleva domande sulla propria esistenza, sull’autenticità e sul significato delle scelte di ognuno, un viaggio immersivo e totalizzante tanto esteriore quanto interiore, un invito a esplorare le complessità della vita e a confrontarsi con le proprie paure. Si tratta del primo, particolarissimo e inusuale romanzo di Scano, che, lasciati i giovanili studi di filosofia e teologia per la psicologia, è autore di numerosi saggi sulla teoria clinica e formale della psicoanalisi.

 

A Mara, un piccolo paese della Sardegna, c’è un bambino che cresce tra vecchie tradizioni, messa la domenica e case in riva al fiume. C’è un ragazzo che cresce studiando latino e greco. C’è un uomo che ricorda un incontro fortuito con un interessante quanto misterioso straniero, arrivato da terre lontane, con testi scritti in una lingua incomprensibile. A Mara, tra le vecchie case e i guardinghi abitanti, c’è la voglia di scoprire questo personaggio misterioso e le sue radici…Il romanzo nei primi capitoli è ambientato nel villaggio natale di Scano in Sardegna ma spazia fino a Roma e alla Turingia, richiamando terre desolate e misteriose, in un contesto fra il reale e il fantastico, spazi che possono ricordare ambientazioni del Medio Oriente o di regioni desertiche, e che contribuiscono a creare un’atmosfera di tensione e avventura, con descrizioni dei luoghi evocative che riescono a trasmettere la sensazione di un viaggio fisico e interiore. Splendido il canto del pastore Licu che racconta Il concilio degli dèi morenti.

Un romanzo che narra di antichi rotoli scritti in una lingua da decifrare forse da Maria Maddalena e da Giuda Iscariota sino al confronto del Figlio con il Padre, in cui rifiuta di diventare il risorto per restare un uomo, figlio di Giuseppe e di Maria. Il tutto con una scrittura moderna, intrigante ma allo stesso tempo classica e intrisa di antico, densa, poetica e con una forte carica simbolica. Uno degli aspetti più affascinanti del romanzo è la capacità dell’autore di alternare momenti di alta tensione a riflessioni più intime: questo equilibrio rende la lettura dinamica, mantenendo viva la curiosità e l’interesse fino all’ultima pagina.

 

 

L’eremita Joshua incarna la lotta per la definizione di sé in un mondo che spesso impone ruoli rigidi e aspettative pesanti. La sua evoluzione è emblematica del cammino che molti di noi intraprendono: la ricerca di autenticità in un contesto che tende a soffocare la libertà individuale. La figura del serpente, simbolo di saggezza ma anche di inganno, rappresenta le dualità dell’esistenza: la tentazione di conformarsi e il desiderio di emergere come individui unici. Il serpente è metafora potente per le sfide da affrontare nel cammino di crescita. La sua ambiguità incarna la tensione tra la paura e il coraggio, tra il male e il bene, tra l’illusione e la coscienza, costringendo Joshua e il lettore a confrontarsi con le complessità dell’esistenza.

 

 

Uno dei meriti del romanzo è la sua capacità di esplorare il conflitto interiore di Joshua e dell’Io narrante in maniera autentica. La narrativa di Scano non cerca facili risposte, ma piuttosto solleva domande cruciali su cosa significhi vivere, amare e accettare le proprie fragilità. Il viaggio di Joshua diventa un’allegoria della vita stessa, in cui ogni scelta porta con sé conseguenze e ogni interazione lascia un segno indelebile.

Altro aspetto significativo è il ruolo della comunità. Joshua non affronta la sua ricerca da solo: è circondato da una rete di relazioni che influenzano il suo cammino. Questo mette in luce l’importanza del legame umano nella formazione dell’identità, suggerendo che non possiamo definirci al di fuori del contesto sociale.

 

“Joshua e il serpente” è un romanzo che trascende il suo piano narrativo per diventare un’opera di profonda riflessione filosofica. Gian Paolo Scano invita il lettore a interrogarsi sulla propria esistenza, sull’autenticità e sul significato delle scelte che facciamo con

un romanzo che offre molto più di una semplice avventura. È un poetico ragionare sulla crescita personale, sul significato della vita e sull’importanza di affrontare le proprie paure. Scano riesce a intrecciare abilmente questi temi in una narrazione avvincente, rendendo il libro un’opera da leggere e su cui riflettere anche dopo aver voltato l’ultima pagina.