Delitto Yara Gambirasio, gli avvocati della famiglia : “Faremo un esposto al garante della Privacy per la serie Netflix”


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Ha fatto molto discutere in questi mesi la serie Netflix uscita lo scorso 16 luglio, “Il caso Yara: oltre ragionevole dubbio”, incentrata sull’atroce delitto della piccola Yara Gambirasio. L’omicidio della tredicenne, uccisa nel novembre 2010 e ritrovata solo 3 mesi dopo a Brembate di sopra, dopo molti anni non smette di scuotere le coscienze e lascia ancora molti dubbi, dividendo l’opinione pubblica. La serie Netflix non ha fatto altro che riaprire il dibattito e non è stata affatto apprezzata dalla famiglia della piccola Yara, come dichiarato dai legali Andrea Pezzotta ed Enrico Pelillo al settimanale Giallo: “C’è stata un’incursione nella vita di questi genitori senza che ci fosse una reale necessità e senza chiedere alcuna autorizzazione”, hanno precisato. Particolarmente criticata la scelta di rendere pubblici degli audio in cui la madre di Yara esternava tutta la sua disperazione dopo la sparizione della figlia: “Siamo indignati.”Faremo un esposto al garante della Privacy: c’è stata un’incursione nella vita di questi genitori senza che ci fosse una reale necessità e senza chiedere alcuna autorizzazione” . La serie presenta non solo testimonianze esclusive( come quella del presunto assassino Massimo Bossetti e della moglie Marita Comi)ma anche una ricostruzione accurata della vicenda nata da anni di studio degli atti, insieme a tutto il resto della documentazione. Ciò che è stato più criticato, in queste prime settimane dalla sua uscita, è una visione della vicenda che si incentra troppo su come i media abbiano contribuito a non avere alcun dubbio sulla colpevolezza di Massimo Bossetti, giudicato in 3 gradi di giudizio responsabile della morte di Yara, oltre ad alcune problematiche nello svolgimento delle indagini stesse.