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Cagliari – Studenti dell’Alberti uniti per Beatrice, domani si ritroveranno per la loro compagna morta: saranno presenti anche gli operatori del 118. Andare a scuola e non tornare più a casa: questo è accaduto alla ragazza di 17 anni che ieri è stata travolta e uccisa mentre attraversava la strada in viale Colombo. Si recava a scuola Beatrice Loi, pochi passi ancora e avrebbe raggiunto il suo istituto superiore dove si studia, si apprende, si socializza e si cresce. Un dolore enorme per tutti, una figlia strappata alla sua famiglia, alla vita.
Domani ci sarà un memorial in ricordo di Beatrice, organizzato dagli studenti dell’istituto Alberti i quali hanno chiesto la presenza in ambulanza degli operatori del 118 che hanno tentato di strappare alla morte la ragazza. Impossibile, troppo gravi le ferite e anche per loro, che corrono e sono sempre in prima linea quando occorre, è stato uno choc.
Un grido di rabbia che da ieri rimbomba, ossia quello per la sicurezza stradale, dei pericoli che si celano nell’asfalto già troppe volte macchiato di sangue. Si protesta, ancora, per sensibilizzare e porre dei rimedi a questa mattanza senza fine, che uccide, in continuazione.
“Il 20 novembre abbiamo celebrato la “Giornata mondiale in memoria delle vittime della strada”.
A soli quattro giorni da quella giornata, piangiamo un’altra vittima innocente” ha espresso Fiab Cagliari. “Di fronte a una tragedia simile è difficile articolare qualsiasi ulteriore riflessione. I prossimi giorni faremo sentire la nostra voce nelle sedi opportune”.
“Quel tratto di strada è stato e sarà sempre pericoloso fino a quando non si interverrà per rallentare la velocità e si implementerà anche l’illuminazione serale” ha espresso un cittadino. “Ora c’è bisogno di una grande mobilitazione di tutta la scuola affinché chi di dovere metta in sicurezza quella strada maledetta” espone il genitore di uno studente dell’Alberti.
Lacrime e disperazione tra i compagni di classe della ragazzina, abbracciati in ospedale hanno salutato Beatrice, sono rimasti al suo fianco, un abbraccio simbolico, straziante, perché a quell’età ci dovrebbe essere spazio solo per risate e divertimento. E invece no, così non è stato e il dolore ora si urla al fine di avere il diritto, quello negato a Beatrice, di andare a scuola e rientrare a casa da mamma e papà.