Quattro colpi di pistola contro sua moglie, due alla tempia e due al torace, uno solo, fatale, per Martina, uno per Paolo Sanna, il vicino ammazzato per caso, perché per una tragica fatalità si trovava sul pianerottolo mentre il 52enne Roberto Gleboni passava con la pistola, diretto a casa di sua madre dopo aver sterminato la sua famiglia. Ed era questo che l’operaio forestale voleva fare: sterminare la famiglia, portarsela nella tomba con lui perché sua moglie, rimasta incinta di Martina quando era ancora minorenne, era stanca di lui, di chiedergli soldi, di vederlo spendere per cose inutili, era stanca della sua possessività e voleva ricominciare la sua vita stando da sola. Questa è l’ipotesi più realistica sul possibile movente della strage, e se così fosse sarebbe un tragico copione che si ripete, con l’aggravante del coinvolgimento dei figli.
Quattro colpi, dunque, contro Giusy, quasi volesse essere sicuro di finirla davvero. Sono le prime informazioni che arrivano dal Brotzu di Cagliari, dove oggi sono state eseguite le prime autopsie e dove domani, sempre dal medico legale Roberto Demontis, saranno eseguite quelle del piccolo Francesco e dello stesso assassino. Ieri l’unico superstite della famiglia, il figlio 14enne, è stato sentito in audizione protetta dagli investigatori: è lui il testimone chiave per capire cosa sia successo quella mattina nella casa di via Ichnusa, ma secondo le ipotesi che si fanno strada in queste ore Gleboni aveva pianificato la strage. Questa sera una fiaccolata, organizzata dal comune, è partita dalla casa della strage per arrivare davanti alla cattedrale.